13 aprile 2008

Entro in punta di piedi. Mi sfilo gli stivali come una gatta in bilico su una ringhiera. Le luci in salotto sono ancora accese, una candela, spenta da poco, profuma tutta la stanza di vaniglia. E' quasi giorno fuori. Mi siedo sulla mia poltrona preferita, ancora col cappotto indosso, mi massaggio il piede sinistro e rido come una stupida tra me e me ripensando alla notte vissuta. Gli sguardi lontani e quelli vicini. I messaggi segreti mandati a pochi metri di distanza. Le provocazioni, la salsa danzata con quella ragazza dalla pelle cioccolata e i denti avorio, la vodka che scorre nella gola e cola nel petto riscaldandolo tutto. Il sudore si gela sulla pelle e le si attacca come la sabbia del mare. Il vento fresco della mattina accarezza i capelli ormai scuri. Le sedie dei bar della piazza sono tutte in ordine, i tavolini puliti, nessuna voce risuona nell'aria, l'acqua della fontana scorre discreta, senza far rumore. Il Pantheon è il re, stanotte. Stanca di camminare, riprendo forza, sedendomi sui suoi gradini e penso al sole che tra poche ore farà la sua comparsa. Il trucco è sfatto, i capelli sono umidi, ho ballato stanotte, ho riso, ho cantato, ho goduto stanotte di me e della mia gioia d'esserci. Il mio pensiero ti ha amato da lontano, mentre chissà quale lugar i tuoi occhi, per la prima volta, mangiavano stanotte. Sulla tua lingua si sciolgono parole spagnole e - sulla mia - si dissolvono fragoline di bosco. Tutto è surreale, tutto è magico, impossibile ma realizzabile. Mi sento persa, per un attimo. Cosa ci faccio qui? Riapro gli occhi, mi guardo. I capelli incorniciano il mio viso stanco e gli occhi raccontano di me, di un azzurro che anche al buio sa risplendere. Si balla ancora dopo aver dormito solo poche ore. Il sole è alto, il lago ci aspetta. Mi addormento su un prato come una bambina. Tu, silenzioso, non mi svegli. Attendi il mio risveglio, guardando lontano. Dove si perdono i tuoi pensieri? I miei non sono capaci di raggiungerli. I sentimenti si accavallano. La musica scioglie il silenzio, il lago s'allontana rimanendo muto e fermo. Le nuvole giocano col cielo ed un senso di serenità m'invade tutta, insieme alla voglia di piangere - improvvisa e senza senso. Di colpo, vedo ciò che ho e forse, per una volta, capisco che è ciò che voglio davvero.

V i v e r e .

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Vivere. L'implicazione per la quale occorre più che respirare...
E' bello il brivido dell'esistenza...concordi? Specie quando te lo senti addosso come un lenzuolo.
Una deliziosa pagina questa tua...

'Bye petite rose.
Un sorriso

Unknown ha detto...

ciao, ti ho nominata... c'è un premio da ritirare da me ;)

Faith ha detto...

Certe notti servono per sfogarsi, per sentirsi vive fino alla punta dei capelli che saltano sulle spalle, per aspirare ogni goccia d'aria notturna, pulita e immobile come sa essere solo di notte.
Anche se poi, chissà perchè, più sei spensierato più quando torni a casa ti viene da riflettere...
Ti abbraccio piccola mia...

Neo ha detto...

Bellissimo il finale.
Ti abbraccio
ire

Anonimo ha detto...

Chebello!
*

digito ergo sum ha detto...

Sono stanco di dirti sempre le stesse cose. Sappi che c'ho ancora i peli delle braccia tutti alzati. Succede sempre così, a me, ogni volta che sbatto il muso curioso contro un sentimento interiore di calma e consapevolezza. Non so più neppure come dirti grazie quindi, con la stessa umiltà con cui sono venuto a "mangiare emozioni" da te, me ne vado, certo di essermi saziato, per oggi...

NB: l'autore di questo commento non si assume la resposabilità di quanto ha scritto, causa profonda astrazione (benché momentanea) dal mondo reale. Qualora qualcuno o qualcosa volessero avanzare pretese, l'autore si trincera dietro ad una "scemata" capacità di intendere e volere. Perché l'autore è uno scemo capace. Vogliasi altresì notare che, l'autore di questo commento, non ha capito cosa sta scrivendo.

Telefonare ore pasti e chiedere di Erminio. Leggere attentamente il foglietto illustrativo. Areare il locale prima di soggiornarvi.