03 novembre 2007

Rond du Rendez-Vous.


Tutto cominciò in una notte di qualche anno fa.
Notte di lampioni e di luna timida che stentava a rendere pallida la mia pelle. Non ricordo il numero civico, ma ricordo il colore della maniglia di quel grande portone di legno. Era una maniglia d'ottone, un pò consumata. S'intravedevano, sotto quella porta, le luci del cortile dello stabile. Cercai il suo nome tra le tante targhette fluorescenti. Non lo trovai, in un primo momento. Allora, mi alzai sulle punte dei piedi, per cercarlo, come fa una bambina per farsi notare, al bacone del panettiere, con in mano il foglietto della spesa, scritto dalla mamma. Curiosa, col cuore che corre come un pazzo da legare. Era così difficile contarli quei battiti..
Come una scena rallentata di un film, ricordo esattamente il rumore che fece la porta, aprendosi. Col viso basso ed un buffo cappello in testa, la prima cosa che notai furono le sue scarpe. Celesti. Sorrisi, socchiudendo gli occhi. Alzai, timidamente, lo sguardo. Un corpo sottile ed elegante, una verticalità quasi gotica, fragile colonna dalle braccia lunghe, stava retto dinnanzi a me. Un naso insolente, i capelli molto corti incorniciavano quel capitello i cui occhi erano lapislazzuli; indossava una felpa scura con il cappuccio, troppo leggera per quel cielo che sembrava volesse nevicare; il dorso delle mani era viola, non so se per il freddo o per l'emozione. Avrei voluto disegnarci, con l'indice, delle stelle, fino a formare il mio nome. La prima cosa che pensai fu: "Sono arrivata fino a qui. Lui ora è davanti a Me. E' forse questa la Felicità?". Avrei voluto che tutto si fermasse in quel preciso istante. In quell'istante in cui lui affondò il suo viso tra i miei fili dorati ed io strinsi tra le mie braccia il suo collo da cigno. Era tutto magicamente surreale. Parlammo qualche minuto in quella notte gelata, senza stelle, senza tempo, senza spazio, in una lingua tutta nostra, una lingua senza suoni e senza apostrofi, una lingua fatta di gote rosse e occhi imbarazzati e assonnati. Una lingua che non conosce nazioni, passaporti e dizionari. Dai suoi occhi ho letto frasi di un sentimento giovane - e per questo confuso - e ho lasciato che lui decifrasse i miei. Dalle sue mani che tremavano ho letto la paura di lasciarsi andare a questo presente un pò sfacciato.
Il giorno dopo ci incontrammo, ancora. Il fiume scorreva lento alla nostra sinistra, le papere galleggiavano come fossero di gomma, le biciclette erano tutte in fila, ordinatamente parcheggiate lungo il marciapiede. Gli uccelli disegnavano con le ali il loro tragitto ed anch'io spiccai il mio volo, verso quell'appartamento, al terzo piano.
Ricordo quella piantina appoggiata sulla mensola che divideva l'angolo cottura dalla zona notte. Sorrisi vedendo che lui, passandoci accanto, ne accarezzò le foglie. Si girò e vedendo il mio stupore, esclamò ironicamente: "Perchè mi guardi così? Le piante hanno bisogno d'amore, come le persone".
Capii in quel momento che avrei voluto essere io quella pianta, anche solo per una frazione d'attimi, che avrei voluto che le sue dita si appoggiassero sulle mia labbra, come fossero fili d'erba.
Scrutai, attentamente, ma senza farmi accorgere, quel suo piccolo mondo. Mancava qualcosa, però. Mancava quel "tocco femminile" che non è presente dove non c'è Amore.
Ci sedemmo distanti l'uno dall'altro. Quasi una "distanza di sicurezza", per non cadere in quella trappola di profumi e frutti proibiti.
Con una voce timida ed insicura, guardandolo dritto negli occhi, fui capace di chiedergli solo una cosa: "Posso mangiare una mela?".
Lui mi sorrise passandosi una mano tra i capelli.
Mi diede quel frutto e mise su una canzone.
Tutto cominciò in quella notte di qualche anno fa.

On air: "Monsieur" - Thomas Fersen.

Foto di Pascal Renoux.

12 commenti:

Faith ha detto...

Questa storia mi ricorda qualcosa...mi ricorda un racconto di una ragazza bionda dagli occhi dolci, in un caffè romano durante un pomeriggio invernale.
Sapere gli occhi che fai quando racconti questa storia me la fa apprezzare ancora di più. Forse oggi c'è un velo di malinconia in più rispetto a quel pomeriggio...me lo dirai quando ci rivedremo.

Ti abbraccio forte

KikiPetite ha detto...

@Faith: credo che gli occhi che hai conosciuto tu, quel pomeriggio di quasi un anno fa, siano gli stessi di oggi. Rispondo solo ora a quella domanda. Sì era quella la Felicità. Malinconia, nostalgia, paura di saltare, amare, correre e rincorrersi..quante cose potrei dirti. Spero presto, magari proprio in quel caffè romano davanti ad un tè caldo. Ti bacio.

Anonimo ha detto...

ma è una storia vera, una storia bella, o una bella storia vera?

LeCannu ha detto...

Cara kiki, al solito ti leggo e apprezzo in silenzio.. Ti scrivo per dirti che ci sono sempre, e che spero ci vedremo presto. Magari, appunto, davanti ad na bevanda calda!

Baci grandi!

Lara ha detto...

Molto brevemente, ti avviso che sto per linkarti sul mio blog.
Lo so, sembra una minaccia ...

Invece il tuo blog mi è entrato nel cuore. Favoloso, come il Mondo di Amèlie ..

KikiPetite ha detto...

@Marco: non te lo posso dire.. forse l'una o forse l'altra.. ;)

@LeCannù: anche se tu non mi scrivessi, io sentirei comunque la tua presenza..sentiamoci, presto! Un tè, un caffè, quel famoso cappuccio.. quello che vuoi basta che ci vediamo!Bacio a te..

KikiPetite ha detto...

@DamaVerde: grazie! Benvenuta qui! A rileggerci presto! ;)

DRESSEL ha detto...

da come ne parli, devi essere contenta di aver fatto quel salto. dev'essere bello avere dei bei ricordi non macchiati da quello che è succeso dopo...un bacione!

apepam ha detto...

Ecco.. e' questo. Proprio questo.
Le emozioni che ci restano dentro, tutta la vita che ci resta dentro..
è questo che ci fa apprezzare di non essere fuggite a cio' che non si conosce.
Non credi, petite?
Ti bacio.

KikiPetite ha detto...

@Dressel: per donarsi, ne deve valere la pena, sempre. Per me è stato così. Ci si guarda indietro e si sorride. Un bacio a te ;*

@Ape: ogni giorno apprezzo il coraggio che ho trovato..e non è detto che quello stesso coraggio non abbia bussato alla mia porta, proprio in questi ultimi giorni.. ;x

T'abbraccio apettadorée.

Baol ha detto...

Che bello! :)

KikiPetite ha detto...

@Baol: .. sospiro e ti sorrido.