01 ottobre 2007

Lentamente Pianoforte.


Una poltrona di seta beige, un cuscino di piume, in cui ti piace sprofondare. La testa appoggiata sul lato della spalliera. La sigaretta tra le dita. Il fumo che si scompone nell'aria. L'ascolti ad occhi chiusi. "Oh sweet daddy please, come home". Una lettera ancora lì, mezza aperta. La voglia di farci un aereoplano con quelle parole, per fargli prendere - finalmente - il volo. Per sempre. Via, da questo tempo. "Le persone infelici non le guarda nessuno". Nessun errore, nessun tentennamento. Tutto, fuori, è buio. S'intravede solo la luce delle candele, nel salotto del vicino buddhista, in preghiera. La sua voce si confonde con questo pianoforte. Piano-forte. Lentamente. Lenta-mente. E si gioca con le parole, come con i tasti di una fisarmonica che ami e che non sai suonare, come con le corde del cuore, che quando si spezzano e provi ad aggiustarle, lo sai, che non sono più capaci di cantare le melodie di una volta.
Ma si sorride, amour, perchè questo è jazz, perchè c'è tanto ancora da ascoltare, da giocare. Lentamente o pianoforte.

Pianoforte o Despacio y Firme.

Un sillón de seda beige, un cojín de pluma, en el que te gusta hundirte. La cabeza apoyada a lado de la cabecera. El cigarro entre los dedos. El humo que se descompone en el aire. Tú la escuchas con los ojos cerrados. "Oh sweet daddy please come home". Una carta que todavía esta allí, media abierta. La ganas de construir un avión con aquellas palabras, para que –por fin– tome el vuelo. Para siempre. Fuera de este tiempo. "Las personas infelices nadie las mira". Ninguna falta, ningún titubeo. Todo afuera es oscuro. Sólo se ve la luz de las velas en la sala del vecino budista que esta rezando. Su voz se confunde con este piano. Pianoforte, despacio y firme. Se juega con las palabras, como fueran los teclas de un acordeón que quieres y que no eres capaz de tocar, como con las cuerdas del corazón, que cuando se rompen e intentas arreglarlas, ya sabes, ya no pueden cantar las melodías de otros tiempos.
Pero hay que sonreír, amor, porque este es el jazz, porque hay mucho que escuchar, que jugar. Pianoforte o despacio y firme.

Muchas gracias a mi amigo Giro por haber corregido, desde Chile, mi traduccion.



On air: "Weary Blues" - Madeleine Peyroux.


9 commenti:

Laura ha detto...

E allora ............bentornata!!!!!!
Tu scrivi: "Le persone infelici non le guarda nessuno". E aimè quanto posso concordare con questa frase???? Non voglio dire al 100% ma un buon 80 ci sta!!! ....e "le corde del cuore, che quando si spezzano e provi ad aggiustarle, lo sai, che non sono più capaci di cantare le melodie di una volta" ...anche qui posso darti ragione anche se mi piace aggiungere che "ne sapranno suonare di più mature ma non per questo meno intense".... buona notte ;)

Unknown ha detto...

Amiga querida:
Cuando tu quieras te ayudo a traducir... :) Será un placer... Estoy aquí para lo que desées...


Hoy paso rápido porque el Derecho Penal me tiene muy complicado... pero ya el jueves me libero...

Un beso y un abrazo grande

Tu amigo...

GIRO...

DRESSEL ha detto...

tu suoni, kiki? hai mai provato a suonare al buio? hai la sensazione che al mondo oltre a te ci sia solo la musica.

Anonimo ha detto...

Da bambino avrei potuto imparare a suonare la fisarmonica. Un'ignorante pigrizia e il tempo troppo veloce che si portò vià il mio maestro, mi lasciarono senza quella sapienza musical-popolare. Resta l'amaro per un'occasione perduta, ma il presente vale troppo per poterlo consegnare ad un pensiero che racconta di ciò che non è stato.
Le corde del cuore non si spezzano; vibrano solo più piano e si fatica un pò di più per poterle ascoltare. La tristezza lasciamola nei titoli, il resto della storia chiudiamolo in un abbraccio danzante, a passo di Jazz... a passo di vita.

KikiPetite ha detto...

@Laura: bentrovata cara Lalla. Io le persone infelici, le vedo, eccome! Vanno curate, non ignorate. Le corde del cuore vanno ascoltate, nella loro intensità. Buongiorno ;)

@Giro: amiguito, te voy a mandar por mail unas cositas traducidas. En cuanto tengas tiempo, claro.. un beso, grande.

@Dressel: ..non suono, ahimè. Ma sogno e tremo e mi emoziono sulle note di questa musica.

@Nicolò: "La tristezza lasciamola nei titoli, il resto della storia chiudiamolo in un abbraccio danzante, a passo di Jazz... a passo di vita".
Non ho la forza, credimi, di aggiungere altro. Non vedo l'ora di affacciarmi da quel balcone fiorito e scrollarmi di dosso questa tristezza di titoli e corde soffocate. Voglio tornare alla luce. Ora, subito.
Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

forse sai già come la penso. o per lo meno sai cosa penso della musica di sottofondo. :) sotto-fondo. forse dovremmo avere un alto-piano da guardare, un infinito da guardare quando ci sentiam quasi svuotati. io ho trovato la skyline come paesaggio. la sera penso sia stupenda. chissà.
stai studiando??o_O faccio la rompiballe...
bacione forterrimo

Anonimo ha detto...

chiara,
grazie di essere tornata. non smettere mai ti prego. hai il dono di emozionare...
manu

Anonimo ha detto...

e, per parafrasare tolstoj, le persone infelici lo sono tutte in modo diverso.
vale la pena di considerare in quanti modi bisogna essere infelici per accorgersi meglio quando c'è la felicità?

KikiPetite ha detto...

@Marvos: sì, lo so come la pensi. So anche che quel paesaggio ti riempirà occhi ed anima, come lo fece con me. Sì mamma. Sto studiando. ;b Ti bacio.

@Manu: cara amica mia, le emozioni sono sempre un dono. Quando si riesce a donarle oltre che a sentirle è ancora più bello. Grazie a te, per aggirarti tra le mie parole come fossero stanze. Che tu possa stare sempre bene, con me. Ti abbraccio.

@Marco: bentrovato. "Le persone infelici lo sono tutte in modo diverso" perchè è così che dev'essere, e non solo per l'infelicità. Più volte ho detto che gli individui sono unici e perciò irripetibili. E menomale!, aggiungo..
Da sempre, credo, che l'uomo debba passare attraverso l'infelicità per accorgersi, poi, di cosa rappresenti la felicità. Anche se poi, quest'ultima, a differenza delle sofferenze che si radicano fin sotto la pelle, è breve come un battito di ciglia. Ma il Leopardi ha di certo saputo spiegare meglio di me, quello che tento di dire a te.