Guarda il cielo, sembra che stia per piangere. Freneticamente, con andamento ritmico, sbatte i tacchi degli stivali l'uno contro l'altro, le mani nelle tasche del cappotto, le guance chiare, tirate. Sente freddo. Controlla l'ora. Osserva, in lontananza, il capolinea del 630. Si rende conto d'essere in perfetto orario. "Che strano" dice, con un sorriso sulle labbra.
Passano dieci minuti e l'autobus tarda ad arrivare. Diavolo, non è più in orario. Ha tutto il tempo di osservare le macchine che passano, lentamente. Gioca con l'ombrello, lo fa girare. E' bello vedere, in trasparenza, le gocce che si fermano sul nylon celeste, rimangono per un pò in bilico sulla cucitura per poi precipitare, velocemente, sull'asfalto. C'è tanta gente che aspetta come lei, con lei. Tutti coi loro pensieri, sotto la pioggia. Ha fretta, oggi. E' emozionata, oggi. E' impaziente, oggi. Incredibile come, in pochi minuti, si possano provare così tanti sentimenti.
Ecco arrivare il 630. Sale di corsa. E' fortunata, trova posto a sedere. Piove forte, al di là del vetro. Tutti dicono la stessa frase, che è entrata a far parte, ormai, dei detti comuni: "Incredibile, quando arrivano due gocce d'acqua, Roma si blocca!". Ride, perchè è sempre la stessa storia.
Yann Tiersen, con la sua fisarmonica, sta viaggiando con lei. Ha percorso così tanti tragitti con lui e le sue note, che se non l'accompagnasse ancora, le sembrerebbe di sentirsi sola.
Eccola là Roma, in tutto il suo splendore, nonostante il cielo triste e l'aria umida.
E' il momento di scendere. Lo fa un pò goffamente. Apre, a fatica, l'ombrello che si era impigliato nella tracolla della borsa. Ha fatto tardi, come al solito.
Le gocce si moltiplicano diventando tante, finemente pungenti. Le bagnano le lenti degli occhiali da vista. Ora vede tutto offuscato. "Inutile provare a pulirli, troppo complicato", pensa. Prosegue correndo in punta di piedi come una ballerina, in equilibrio, cercando di evitare le pozzanghere.
Arriva all'appuntamento, con quegli occhiali appannati che nascondono l'emozione che c'è dietro. Con il naso all'insù cerca sulle scale "una sciarpa arancione". Socchiude lo sguardo per mettere a fuoco. "Eccola!", pensa sorridendo.
Si scioglie in un abbraccio, tutto nuovo, tutto da scoprire.
Una piramide di cristallo li ospita mentre un tè bollente li riscalda. Si gesticola, ci si guarda con curiosità, con timidezza, con ammirazione. Ci si scruta quando l'altro per un momento posa lo sguardo sulla bustina dello zucchero, facendo attenzione a che nessuno si accorga di nulla, ma tutto appare così naturale. Le mani, ora calde, vorrebbero prendere le sue, in segno d'amicizia, per dire "sono qui, siamo qui, finalmente".
Ci si racconta a parole o anche soltanto con uno sguardo, perchè, a volte, s'incontrano anime con cui è più facile comunicare, perchè ha già danzato scalza sulle sue righe, perchè già conosce il profumo dei suoi fiori, ma non conosceva, fino ad oggi, il rumore dei suoi passi. Fuori il vento continua il suo canto, Roma è una regina tutta bagnata, ma così elegante. La via dei Fori Imperiali è piena di luci ma niente è paragonabile alla luce degl'occhi suoi. Li fissa, celando una contentezza infantile. Ci si perde in quegl'occhi e poi si ritrova la strada, anche solo per il gusto di smarrirla ancora una volta.
On air: "Passaggio" - Einaudi.