Il termometro segna tre gradi. Gocce ricche di gelo scendono lentamente sul parabrezza della macchina. I respiri appannano il vetro. Ti guardo e sento che la paura sale veloce dal cuore alla gola, come in una corsa senza ostacoli. Le tue mani sono sempre più fredde, le tue ciglia tentano di velare il tuo timore ma i tuoi occhi non tradiscono i tuoi sentimenti.
Un ombrello nero ci ripara da quel freddo che ci gela le parole e ci mozza il respiro.
Sono lontana mille miglia da casa, eppure non mi sento persa. Mi sento solo esposta.
Sei uscito da quella stanza solo quando il mio sguardo ha raggiunto le prime luci delle case sul lago ed il contorno dei pini s'è fatto incerto.
Le tue dita infilate, come di nascosto, tra i miei capelli, in un momento d'abbandono, mi hanno fatta sentire al sicuro.
Sono rimasta sola, quella notte.
Quella notte in cui il led rosso della tivvù m'ha tenuto compagnia, notte lunga, la più lunga della mia vita.
Notte di campanelli rossi e tubi trasparenti, di camici bianchi e di vento freddo al di là del vetro, vento che potevo solo immaginare.
Ho aspettato il giorno, la luce tra quei rami che di notte cercavo con gli occhi ben aperti. Avevo paura di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo, volevo a tutti i costi rimanere sveglia, contare le poche stelle che illuminavano il cielo come schegge di diamanti messe lì per caso, senza orientamento.
La testa girava e girava ed il cuore pulsava sempre più forte. Contavo i secondi ed i minuti che mancavano all'alba. L'attesa sembrava senza fine. Alle sei e mezza, finalmente, i primi uccelli hanno iniziato il loro canto.
Una speranza nel petto s'è aperta, come una finestra sul mondo. Mancavano solo due ore e tu saresti entrato da quella porta.
Avevo superato la notte come una "persona grande". Avevo vinto la paura di quel cielo nero così muto e l'odore forte di pulito - ma non di casa - delle lenzuola che ti penetra fin sotto la pelle.
Quella notte ho pensato a questo momento. Sì, ho pensato a quando mi sarei seduta qui, tra le mie cose, col mio pijama addosso, con la mia tastiera nera, a raccontare di quella notte che non finiva mai. Ho immaginato la mia espressione nel raccontare di quella notte che mai avrei pensato di vivere, parlando di me come se parlassi di un'altra.
Mi sento come la corteccia di un albero, che poco a poco si inspessisce sempre di più. Ogni esperienza, bella o difficile che sia, ci si stratifica addosso, come corteccia. La pelle diventa dura, affinchè possa resistere al gelo dell'inverno e al caldo torrido dell'estate.
Tu sei stato formica, sei salito sul mio tronco, con zampe sicure, sei riuscito ad insinuarti nel mio tronco e a trovare la mia linfa. In quella notte senza profumi, il tuo pensiero m'ha tenuta sveglia, m'ha dato il coraggio di aspettare il canto di quegli uccelli.
Oggi che sono a casa, l'odore di quelle lenzuola senza disegni rimane solo un brutto ricordo.
La luce del cielo di mezzogiorno, lo slittino sulla neve, il vapore dell'acqua delle terme in mezzo alle montagne bianche come panna, è ricordo vivo che mi parla e mi fa ancora tremare di gioia.
Mi gira la testa, ancora. Ma è per la felicità d'essere qua, di poter raccontare il piacere che si prova ad attendere qualcosa ed alla fine, nel vederlo arrivare.
Come diceva mio nonno: "Addà passà a' nuttat".
A' nuttat è passata.
[Grazie a Te che hai gambe forti come radici d'albero secolare e mani delicate come fiori di pesco.
Grazie ai miei genitori che mi amano sopra ogni cosa. Grazie a mia madre che ha affrontato le nuvole per prendermi in volo, tra una vertigine ed una giravolta di cuori.
Grazie a Camille, che a mezzanotte è stata colomba bianca in una notte così nera.
Grazie a voi, amici, per il vostro amore che mi ha scaldato la pelle in un momento di gelo].
Foto: "Voulant y croire" di Moumine.
On air: "Fuori dalla Notte" - L. Einaudi.
11 commenti:
Un abbraccio forte...
Vicino, vicino... sempre.
Io posso solo cercare di leggere tra le righe e mi si riempie il cuore con note di malinconia.
La notte passa sempre.
Le stelle non sono disposte a caso.
Vedrai che un disegno chiaro e pulito, in fondo, c'è...
un abbraccio vivo
Ady
da quel che ho potuto capire è finito tutto ben, no? un abbraccione!!!
Nessuna parola, solo un abbraccio, grande, immenso, dolce, colmo di calore per te, piccola e speciale Kiki.
A presto
Faith
Sei una giovane donna molto speciale, cara Petite Kiki.
Ti abbraccio e a presto!
Cara kiki, i tuoi pensieri mi trasmettono serenità, elemento di cui ora ho fortemente bisogno.
Fatti viva, che ci facciamo due chiacchiere..
abbaci grandi grandi!
Andrea
Bentornata qui..
e noi ti aspettavamo.
Quell'abbraccio è ancora più forte ora, come lo sei stata tu, kikipetite.
Ti bacio*
ti leggo da tanto anche se non scrivo mai...
ma ora mi sento di darti un grande abbraccio...
a presto...
Prescia
sono capitata qui per caso... e mi ci trovo bene...
Amelie è un po' in tutti noi...
Un saluto
L.
Grazie ad ognuno di voi, per queste parole che accarezzano l'anima.
Capitato per caso. Semplicemente, grazie.
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