L'anno che arriva al trentuno dicembre è come se partisse per una destinazione di cui non si conosce l'indirizzo. La mappa del labirinto dei ricordi ci è sconosciuta. Quest'anno che prepara le valigie per salutarci, per lasciare il posto ad un anno nuovo, mi fa tenerezza. Eccolo là il mio Anno. E' appena entrato nella mia stanza, tutt'infreddolito, tenta di riscaldarsi il naso dietro la sua sua sciarpa marrone e verde, col cappotto a tre quarti, le scarpe nere dalla punta arrotondata e le stringhe rosse, gli occhi lucidi. Mi sorride mentre apre la valigia. Non mi parla ma nel suo sguardo riesco a scorgere tutti i momenti che posso dire di aver vissuto, pienamente. Un anno pieno d'incontri, alcuni davvero inaspettati, pieno d'allegria e di canzoni, pieno di carezze lontane e vicine, di tè in tazze colorate e di biblioteche affollate da gente un pò assonnata, di candele profumate, di lacrime amare e di abbracci consolatori, di telefonate iniziate col buio e terminate con un timido sole mattutino. Un anno di cambiamenti d'abiti mentali, di sfide e rinunce sopportate con un sorriso, a volte, smorzato. Un anno che ha indossato costumi colorati nel pieno della calura estiva, che s'è riparato dietro ad un ombrello precario nei giorni di pioggia capricciosa, che ha visto nebbia al di là dei finestrini e neve soffice come panna. Un anno che con me ha toccato luoghi solo pensati, ha stretto mani solo immaginate. Un anno che ha le spalle un pò ricurve, perchè si è fatto carico di tutto il passato, di tutte le esperienze che gli anni già partiti gli hanno consegnato, allo scoccare della mezzanotte. Ora tocca al duemilasette lasciare a quello che verrà un insegnamento, affinchè non si compiano più gli stessi errori. Ecco. La valigia è pronta, ben chiusa. Il nome sull'etichetta c'è. Destinazione: il Paese dei Ricordi. Mi siedo sul letto a gambe incrociate, il cuore mi batte forte, perchè ogni partenza è un pò un abbandono. Ed io, con le partenze, non sono mai stata brava. Qualcuno mi disse che bisogna imparare a gestire i propri affetti. Gli attaccamenti. Ed i distacchi. Per esser più forte. Il mio Anno continua a guardarmi come un maestro guarda il proprio alunno uscire dalla porta della classe, sapendo che non vi farà ritorno, perchè ormai è cresciuto.
Ciao duemilasette, buon viaggio laggiù.
Stamattina il mio Anno silenzioso, prima di partire, vi fa un augurio:
che guardandovi allo specchio, sappiate ridere di voi stessi;
che sappiate piangere per liberare ciò che è rimasto incatenato in fondo all'anima;
che sappiate piangere per liberare ciò che è rimasto incatenato in fondo all'anima;
che possiate camminare dritti dinnanzi a voi anche quando là fuori la nebbia offusca il sentiero;
che riusciate ad amare e donarvi senza timore;
che possiate svegliarvi la mattina ed avere tra le ciglia l'immagine del vostro amore;
che la musica riempia i vostri silenzi;
che la poesia colmi i vostri vuoti;
che la bellezza dell'arte squarci il velo della malinconia del passato che spesso appanna il presente;
che guardiate, ancora con lo stupore di quand'eravate bambini, il mare d'inverno;
che vi emozioniate di fronte ad una bella foto;
che vi emozioniate.
Ciao duemilasette, buon viaggio laggiù.
On air: "Luce dei miei Occhi" - L. Einaudi.
Foto di Giacomo Cosua.