E' già la quarta volta che inizio a scrivere l'incipit di questo post. Torno a leggerlo e, senza pensarci troppo, premo il pulsante "Canc".
Basta un click "a portata di dito" per far scomparire ciò che non ci piace, ciò che non ha preso la forma giusta, quella che noi volevamo. Vorrei scrivere, stanotte, con la stessa armonia con cui danza la fiammella di questa candela.
I pensieri si accatastano gli uni sugli altri come le pietre di quei muretti pugliesi, incastrate una ad una, con precisione, geometricamente imperfette eppure così perfettamente simmetriche le une dentro le altre. Così stanno i pensieri miei. So esattamente cosa voglio dirti, stasera. I pensieri sono gli stessi di quando sotto ai piedi avevo migliaia di metri colmi di vuoto, la punta del naso appoggiata all'oblò ed i pensieri volavano come aquiloni in libertà, fino a te.
Ricordo la sensazione che provai nel volerti abbracciare ed il senso di impotenza nel non poterlo fare.
Quel giorno di un mese fa, pensai che siamo tutti naufraghi che cercano di rimanere a galla, per raggiungere la terra ferma. Siamo viaggiatori nel deserto, a cui è stata consegnata una mappa senza la bussola, che cercano l'acqua. Siamo menestrelli stonati, cantastorie che provano a sorridere anche quando l'amaro è sulle labbra, per far divertire gli altri.
L'Amore muove ogni cosa, nel bene e nel male.
Il senso di vuoto che provi ogni notte quando appoggi i tuoi sogni sul cuscino, lo conosco.
Lo smarrimento la mattina, quando ti affacci al balcone e guardi le persone ridere. Quel senso di tristezza a cui non vuoi dare un nome, anche se un nome ce l'ha.
Quando finisce un amore, ti senti persa, vuota, esposta, piccola, vulnerabile. Ti senti come se ti avessero strappato via un organo vitale, un braccio, un occhio, portato via qualcosa che fino ad allora sentivi addosso, come una seconda pelle.
Si cercano le spiegazioni, sempre. Si cercano le risposte a tutti quei "perchè" così naturali, che danno rabbia.
Ti metti in gioco ancora ed ancora. Rimani con la testa per aria, dei minuti, sperando che le risposte, magicamente, si materializzino sotto al soffitto.
Ed ancora silenzio, ed ancora vuoto sotto ai piedi e nello stomaco. E ti viene da piangere e gridare che tutto questo un senso non ce l'ha!
La sua felicità non può costruirla sulla tua infelicità! Dannazione. Eppure, amica mia, è così. Vorrei avere parole che confortino, che t'accarezzino l'anima, che diano risposte alle tue domande, ma io - ahimé - non le ho. Ho riflettuto molto sull'amore, sul copione così crudele che, a volte, si mette in atto. Sul dare e sul ricevere. Sul ruolo che giochiamo come in una partita a scacchi con la vita stessa, sulle infinite possibilità del destino, sugli incontri che - casuali - ci cambiano la vita. Quel naufrago innamorato della vita, agita le braccia per farsi salvare. Mostra riconoscenza al suo salvatore e - poco dopo - s'imbarca su un'altra avventura, non degnando più di un solo sguardo chi gli ha teso la mano.
In questa vita non abbiamo un tasto "Canc" che ci permette di resettare i cattivi pensieri, di far sparire le persone che ci vogliono male, di tornare indietro nel tempo per poter cambiare le cose. Nessuna bacchetta magica, nessuna favola a lieto fine, purtroppo.
C'è una cosa che, però, ci tiene vive: il coraggio.
Il coraggio di cambiare, di affrontare le delusioni ed le brutture della vita. Siamo viaggiatrici, noi.
Forti, sebbene le gambe alle volte tremino. Decise, anche se la mappa del nostro cammino sia ancora incerta. Siamo donne, noi, col viso da bambine.
Non lasciare che nessuno rubi la tua gioia di vivere, di amare, di essere amata, la voglia di credere, di crederci, ancora.
Nessuno ti è indispensabile per vivere. Siamo tutti naufraghi, ma ognuno di noi, ha una sua terra che l'attende. Vicina o lontana essa sia.
La strada è lunga. Non perdere tempo. Mettiti in cammino! Ora!.
On air: "Nuotatore" - G. Allevi.