23 agosto 2007

Venticinque Luci il Ventitré.

Oggi, venticinque luci.
Ieri a mezzanotte in punto la telefonata di mia nonna. La sua voce emozionata nell'augurarmi "tutta la felicità che merito". La telefonata di mamma, poi. I messaggi e le chiamate degli amici, quelli veri, quelli di sempre. Quelli che mi scrivono di "non cambiare mai", quelli che mi esortano a "crescere, una volta per tutte!" ed io che sor-rido perchè hanno ragione.
Il proprietario del ristorante "Giulio passami l'olio", per i primi cinque minuti mi ha fatto innervosire ma, poi, alla fine dei conti, mi ha abbracciata e baciata per questi "venticinqueanni-ma-lo-sai-che-te-ne-avrei-dati-ventidue??".
Una piazza navona bagnata da una pioggia leggera. Le luci dei lampioni che illuminavano i san pietrini così lucidi. I miei occhi dello stesso colore degli orecchini. Ed un Fred in piena forma come non l'avevo mai visto. Due libri regalati, che già dalla copertina, sembrano impegnativi. Non vedo l'ora di cominciare a leggerli.
Apro gli occhi stamattina. Trovo un foglio A4 in fondo al letto. Ci sono disegnate 25 torte colorate e un "buon compleanno, mamma e papà". E mi viene da piangere, mi sento fortunata.
Guardo il cellulare. Dieci messaggi da leggere.
Alle 6.47 del mattino: quello che aspettavo sei ore prima e che non era ancora arrivato. Un msg pieno di forza, di ottimismo, malgré tout. Merci, merci pour cette liberté que tu m'as donnée. Merci d'etre comme ça : Unique.
Oggi a Roma l'aria è fresca, come la mia pelle. I piedi lasciano l'impronta delle dita sul parquet.
Mentre scrivo guardo al di là della tenda. Molte finestre sono ancora chiuse. C'è una luce così particolare fuori. Oggi è un ventitré agosto così diverso da tutti gli altri. Un ventitré trascorso in città e non al mare come ogni anno. Un ventitré che vede riuniti gli amici più cari. Un ventitré bagnato da una pioggia che sa di vento e di cambiamenti. Un ventitré che vede una strada da percorrere, tra salite ed altopiani. Una C. che sa che deve cambiare tenendo strette a sè le persone che ama.

Grazie a mia madre per avermi fatta nascere venticinque anni fa e per avermi cresciuta come solo Lei avrebbe potuto.


Nella foto:


Escuchando: "Que Bonita es la Vida" - Rubin Steiner.

19 agosto 2007

Ventisette Lune Fa.



Il sole sta scomparendo laggiù nel mare. Ci s'immerge, piano piano. Quando arriva a metà, tra il cielo e l'acqua, mi fermo a guardarlo. Le nuvole gli danzano tutt'intorno, creando una coreografia, perfetta.
Quanti colori ed odori e profumi.
Quei colori così unici che nemmeno il pittore più esperto sarebbe in grado di ricreare.
Sembra di poter toccarli quegli odori che hanno il sapore di sale e di zucchero a velo, di cannella e di menta.
Quei profumi che sanno di pelle abbronzata, di capelli dorati, di cuori complicati.
Sorrisi che celano una sofferenza senza fine sul tuo viso, sorrisi veri, di quelli che nascono senza cercare l'orgine del sentimento, nascono senza un perchè preciso. Sorrisi nati e morti prematuramente.
Mentre sorridi col sole che si nasconde, gli dài le spalle. Fai due passi dinanzi a te, ti volti a guardarlo. Alzi gli occhi al cielo, apri le narici al mondo. Sospiri. Ecco, ora la vedi. La luna. Il sole sta scomparendo mentre tu ti copri le spalle perchè un brivido di freddo ti corre lungo la schiena. Il mare s'increspa come i tuoi pensieri. Sai che ora non puoi più voltarti. Il sole ti sta accompagnando in questa passeggiata della vita mentre il mare lo mangia a piccoli morsi. Ora c'è spazio per la luna. Il mare diventa nero, la luna argento.
Ventisette lune hanno danzato per ventisette volte con il sole. Si sono scambiati ruoli e carezze, sono scesi e risaliti per ventisette volte. Hanno illuminato con nostalgia le tue notti ed i tuoi giorni. Ricerchi un mondo dove la luna sia appesa ad un filo di giorno ed il sole si culli in un cielo buio.
Per tre volte è stato così. Le lancette dell'orologio hanno corso in senso antiorario. Abbiamo giocato con carte senza numeri, senza simboli. Carte bianche dov'era disegnato ciò che più ci piaceva. Con la sabbia si sono costruite montagne, la torre di Babele è stata la nostra casa, il linguaggio delle mie mani ti ha insegnato la strada per tornare alla luce. I tuoi occhi mi hanno fatto bere laghi di emozioni. Le foglie morte ai bordi della strada avevano un nome mentre affondavano nella neve. La tua pelle si è sposata con le mie labbra, per tre volte.
I piedi hanno imparato passi nuovi mentre le mani tenevano stretto un bicchiere di vino bianco. Il suono delle risate rimbomba il quella stanza ora troppo vuota. Una sedia nera ed un'altra rossa, e quei fiori di "Volver" che sanno di morte e di vita. Un "volver" appeso alla parete che canta con una voce che sa di Spagna e di anarchia, una voce che non ha più paura di dire e di pensare ciò che è giusto pensare.
La perversione delicata dell'amore, del farsi male, del mordersi nel mezzo della notte, del divorare parole e gesti.
Ventisette volte fa il sole ha lasciato posto alla luna.
La luna ha lasciato posto a me, per far sì che io mi facessi spazio tra le nuvole, in quella tua notte così scura.
Questa notte sarà silenziosa, senza soli e senza lune. Manderò un raggio della mia luna ad accarezzarti il viso, mentre dormi. Sarà un raggio discreto, farà attenzione a non svegliarti. Ventisette lune fa è nata una stella. Una stella smaltata di blu.
Buon compleanno @£.
P.


Foto di Pascal Renoux.

13 agosto 2007

J'ai Besoin de la Lune.




Bevi dal bicchiere l'ultima goccia di vino rosso, tutto d'un fiato, strizzi entrambi gli occhi facendo una smorfia per il gusto forte che ti lascia in gola.
Hai guardato a lungo la scia bianca di spuma che le barche lasciano dietro di sè dopo aver tagliato velocemente l'acqua.
Stasera hai tagliato il cuore, come fosse acqua, come fanno le barche. Sentimenti mutilati che non sai curare.
Hai lasciato indietro qualcosa di te. Ti volti a guardare nel tuo presente appena passato ed hai timore di guardare il futuro prossimo.
Raccogli tra le mani quella spuma bianca, quelle bollicine che restano intatte nonostante non galleggino più sulla superficie dell'acqua. Scoppiano all'improvviso al contatto con l'aria. Il cuore batte forte, più forte. Il nodo alla gola ti stringe tra lo stomaco e le pupille che sono intrise di sale.
Ti bagni le labbra con quel sale. Ci passi la lingua sopra e pensi che dopotutto quel sapore così forte ti piace. I capelli sono bagnati ma non basta a rinfrescarti perchè il sole batte forte. Non basta per rinfrescare i pensieri incandescenti che si incastrano tra i nodi dei capelli ed il sale.
Un groviglio di sensazioni ti si attaccano alla pelle. Provi a lavarle via ma non ci riesci. E' tutto così maledettamente fisiologico.
Ma le sensazioni sono sotto la pelle, non sopra.
Corrono nelle vene più veloci del sangue, che a volte pensi sia freddo, ed invece non lo è.
Quante cose vorresti dire, ricordare, ricucire, snodare, legare, pensare, amare, odiare.
Quante parole non dette vorresti pronunciare, quante cose dette vorresti ingoiare per farle sparire.
Vorresti sparire, tu.
Per una frazione di tempo indefinito. Addormentarti come una bambina di cinque anni e svegliarti grande, grande, grande.
Ma sai che non si può. La spuma è sparita laggiù all'orizzonte.
Altre barche tagliano l'acqua, lasciando scie diverse, disegnando traiettorie tutte loro mentre il cuore, nel petto, si sgretola pian piano.



"J’ai besoin de la lune pour lui parler la nuit.
J’ai besoin du soleil pour me chauffer la vie.
J’ai besoin de la mer pour regarder au loin...
J’ai tant besoin de ... tout à coté de moi".



Foto di Pascal Renoux.

On air: "J'ai besoin de la Lune" - Manu Chao.

04 agosto 2007

Beleza de Luz.


Un'estate piena di sole, di sale, di sorrisi, di sapore.
A voi.
On air en mi cabeza:"Toda Joia Toda Beleza...".
Foto di Pascal Renoux.